In questi mesi si è letto e sentito qualsiasi fantasia sulla questione CIT.
Se non fosse per la drammaticità dei risvolti per almeno 45 persone in odore di licenziamento e di un danno per tutta la collettività novese, avrei catalogato la questione tra i mille mali che il burocratese ed il pressapochismo politico fa agli Italiani.
L’Amministrazione Cabella nel 2019 si è trovata davanti un “quasi cadavere” colpito, in presunto nome di una disposizione di legge (la c.d. Madia), non tanto premeditatamente, ma con tanta superficialità e NON MEDITATAMENTE! La compagine proprietaria è sempre stata totalmente pubblica, consentendo ai Comuni soci di offrire servizi di trasporto pubblico locale (TPL). Si tratta, infatti, di servizi che, per effetto delle caratteristiche delle linee (in termini di lunghezza dei percorsi, pendenze e velocità commerciale) e della debolezza della domanda, configurano un tipico caso di “fallimento del mercato”. Espressione che individua una situazione in cui i corrispettivi contrattuali e i ricavi da traffico non risultano sufficienti a garantire l’equilibrio economico-finanziario della gestione, rendendo necessari contributi integrativi a carico degli Enti Locali. Questi ultimi si giustificano, peraltro, in considerazione della valenza sociale tradizionalmente riconosciuta dai Comuni soci ai servizi di TPL offerti dal C.I.T. Nel 2018, tuttavia, i Comuni soci, guidati dal Comune di Novi Ligure (Sindaco Muliere, Assessore competente Tedeschi) , nel suo ruolo di Azionista di riferimento, hanno deciso di modificare la modalità di intervento in favore del C.I.T., passando da contributi in conto esercizio, finalizzati a favorire l’equilibrio della gestione aziendale, a contributi a ripiano di perdite d’esercizio.
A questa scelta concretizzata con un piano di Risanamento ricco di imprecisioni ( se non errori clamorosi!) e neanche mandato alla Corte dei Conti (Come stabilisce la Legge!) consegue lo stato di crisi in cui ha versato l’azienda negli ultimi due anni, ovviamente aggravato dagli effetti economico-finanziari dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Il Piano del 2018 è privo di caratteri di coerenza e congruità sotto il profilo economico, prevedendo, per l’intera durata del piano, l’invarianza dei volumi di attività e del valore della produzione, a fronte di una progressiva, drastica ed incompatibile riduzione dei costi di personale; e soltanto grazie a tale falsata prospettazione (che avrebbe presupposto l’utilizzo di autobus A GUIDA AUTONOMA, non ancora esistenti sul mercato!), prevedeva, in modo del tutto irrealistico, che la gestione aziendale potesse raggiungere, dal 2021, l’equilibrio economico senza bisogno di interventi da parte dei Comuni soci.
Anche il riferimento, spesso evocato, alla “legge Madia” (in specie all’art. 14, comma 5, del d.lgs. 175/2016), ed al conseguente divieto di “soccorso finanziario” in favore di Società che presentino per tre anni consecutivi perdite d’esercizio, appare improprio, soprattutto alla luce dell’ultima lettera della Corte dei Conti del 2021 che parla di soccorso finanziario permesso in casi simili a quello di Novi, ovvero quando si rilasciano fidejussioni. (Movicentro!) Il “soccorso finanziario” c’è quindi , MA ALL’INVERSO!
Ma questo è il passato , che forse è meglio dimenticare, per TUTTI.
Cosa è stato fatto dall’attuale amministrazione novese per ribaltare questa devastante situazione?
E’ stato modificato il Piano di Risanamento originario. Nel Piano revisionato dallo Studio Tortarolo su indicazione delle linee guida del Comune di Novi Ligure vengono evidenziati i potenziali effetti positivi della conversione in mista della Società, con selezione di un partner industriale cui conferire il ruolo di azionista di controllo.
Così è stato avviato l’impervio e coraggioso percorso di risanamento a partire dalla necessaria ricostituzione del capitale sociale con voto del Consiglio Comunale di Novi ad inizio Maggio (Favorevoli : Cabella, Baruffa, Gatti, Moncalvo, Saracino, Perocchio e Poletto). Alla Ricapitalizzazione non hanno partecipato i Comuni di Gavi, Serravalle e Stazzano , questi non hanno nemmeno versato ciò che gli sarebbe spettato secondo il piano di risanamento da loro stessi approvato nel 2018. Morale della favola: questi tre Comuni ad oggi si trovano fuori dal CIT, alla faccia dei cittadini serravallesi, gaviesi e stazzanesi, ma soprattutto dei dipendenti di CIT e dei loro parenti residenti in questi Comuni.
In tutto questo marasma l’Amministratore Unico Silvio Mazzarello ci ha messo del suo , riorganizzando in maniera intelligente e da vero esperto del settore l’Azienda. Adesso pare siano in dirittura d’arrivo i documenti per dare avvio alla gara ad evidenza pubblica per la ricerca del Partner privato. Gli interessati sembrano già essere almeno tre, non male per una realtà che ‘’i burocrati’’ davano per decotta!
Vedremo come andrà a finire, ma se le procedure di gara dovessero concludersi positivamente ci troveremmo di fronte ad un risultato magistrale che possiamo riassumere in questo modo:
– Posti di lavoro salvati.
-Servizio preservato.
– 1 milione e 700.000 euro disponibili per la comunità novese liberati dalla garanzia sul mutuo relativo alla costruzione del Movicentro (sapete quanti asfalti? magari fatti bene stavolta, quelli del 2019 di Rocchino sono costati 1 Milone di euro e sono tutti rotti: cari novesi, voi spendereste così i vostri soldi?? Gli asfalti sono il paradigma di Muliere e c.: tutta apparenza, nessuna sostanza…..)