In molti avranno visto negli ultimi tempi che il Teatro Marenco di Novi Ligure è ‘quasi’ pronto a mostrarsi al pubblico in tutta la sua meraviglia. La struttura, si erge nel cuore della città, maestosa e monumentale, trapelante di storia e tradizione. Si possono riconoscere nelle linee di costruzione le bellezze del Carlo Felice di Genova, racchiuse in uno spazio minore ma dall’acustica eccellente, con una cornice brillante di palchetti smaltati.
Nella prima stagione lirica autunnale passata si leggeva in cartello: Beatrice di Tenda, del maestro Vincenzo Bellini, I Puritani e i Cavalieri, sempre suoi, e Belisario del maestro Gaetano Donizetti.
L’avvio della stagione teatrale marenchiana ha il diritto di interessare i più appassionati così come quelli meno interessati, in quanto rappresenta una svolta nella storia culturale novese: si inizia una nuova era. Non solo perché la struttura prende vita appena dopo, sempre se si può dire conclusa, la pandemia di Coronavirus che ha messo in ginocchio i cosiddetti ‘lavoratori-artisti’, e che ha inserito la cultura in un angolo angusto, dove tutti sono interessati a difenderla ma davvero in pochi agiscono concretamente affinché il patrimonio culturale italiano non sia dimenticato. Il Marenco, sotto la guida della nuova Fondazione e dell’Amministrazione comunale, si pone nel territorio come capostipite di un nuovo modo di intendere la cultura, ovvero abbracciandola a 360 gradi. Se pensiamo al concetto stesso di sapere, esso non può incanalarsi in poche direzioni scelte, nelle stesse persone o nelle stesse nozioni. Non è forse proprio la cultura un qualcosa che deve essere tramandato? Per farlo avrà bisogno di aria per respirare, di orizzonti inesplorati e di novità. Il teatro dovrà essere nuova linfa vitale. Per la città, per i suoi cittadini, per il territorio e per i turisti. E avrà l’arduo compito di creare un’atmosfera urbana del tutto diversa, sinergica e accattivante.
Ma non è stato così facile mettere insieme i pezzi del puzzle che permettessero di giungere all’apertura del teatro stesso. L’ultimazione delle opere ancora in essere ha comportato un lungo travaglio, sotto la guida del Consiglio di Amministrazione nominato dalla precedente consiliatura e nello stesso tempo le conciliazioni delle situazioni debiti/crediti della Fondazione nei confronti del Comune non hanno ancora trovato soluzione; il nuovo C. di A. recentemente nominato sta comunque operando celermente per far sì che sia completato il complesso iter burocratico della consegna delle certificazioni e, nel contempo, in collaborazione con il nuovo consulente indicato dalla Giunta, si sta avviando il percorso per addivenire all’inaugurazione entro l’anno in corso, con una stagione teatrale degna della struttura terminata.
Chissà chi dovremo ringraziare un giorno per la riapertura del teatro Marenco? Coloro che hanno avviato la procedura ma non l’hanno portata a termine o coloro che sono arrivati dopo ma che hanno concretizzato in azioni giuste l’avvio della struttura?
A voi la scelta, quello che conta, è che il pubblico novese possa ammirare il suo splendido teatro, portandolo agli antichi splendori dei quali aveva goduto un tempo.