Che cosa ha spinto il Partito Democratico ad abbandonare il suo solito clichè della salvaguardia ad ogni costo dei lavoratori e delle loro famiglie per tentare un’ultima carta molto d’effetto, ma poco efficace, cercando di far leva sui contrasti emersi all’interno della organizzazione comunale, per costringere il Sindaco a scegliere tra due scuole di pensiero al fine di affrontare quella che viene ritenuta la funzione politica, a scapito della questione amministrativa? La risposta a questa domanda non può che essere molteplice ed investire tutto il modo di gestire della politica e dell’amministrazione cittadina nel passato.
Primo aspetto: la sconfitta elettorale del centro sinistra pesa ancora molto all’interno della compagine e del mondo DEM cittadino; per quante analisi facciano non sono ancora riusciti a comprendere che la gestione della cosa pubblica va comunque dimostrata nei fatti e non a parole, belle, accattivanti, illusorie ma sempre parole e forse i Novesi (compresa la “sciura Maria” tanto cara a qualche consigliere) l’avevano già capito da tempo.
Secondo aspetto: per rimediare al guaio non resta che portare avanti una guerra di logoramento, cercando di approfittare di ogni pretesto per montare una polemica imponente, nel tentativo di inserirsi negli spazi lasciati inopinatamente liberi dai componenti della maggioranza e minare dall’interno le difese, per la verità neanche troppo agguerrite, dal momento che l’azione dell’amministrazione è stata impostata per risolvere gli innumerevoli problemi lasciati aperti piuttosto che badare a certe affermazioni prive di riscontro pratico.
Questi due elementi sono tanto “pesanti” nel mondo DEM da far dimenticare che in un modo o nell’altro ciò che veramente importante, cioè la sorte della nostra partecipata CIT SpA. Ed ecco che di fronte ad episodi tanto eclatanti quali un diverso approccio alle complicazioni amministrative della gestione delle difficoltà della Società viene in soccorso l’ipotesi di scegliere tra i due sostenitori delle azioni da compiere, piuttosto che ricordare l’obiettivo principale.
Nel lungo dibattito che ha caratterizzato tutta la vicenda, a partire dal luglio del 2019, come ha ricordato il Sindaco ieri in consiglio, l’attuale opposizione, scordandosi di tutte le responsabilità derivanti da un lungo periodo di acquiescenza a metodiche ormai superate e contrarie alle disposizioni succedutesi nel tempo, ha sempre dichiarato la propria contrarietà alle soluzioni avanzate sull’argomento, senza peraltro aver mai proposto alcunché di diverso. Ma l’obiettivo è rimasto e resta un altro: salvare la Società, garantire l’occupazione dei lavoratori, salvaguardare il patrimonio della Città. Di tutto questo pare che l’opposizione, la cui tradizionale prerogativa è la difesa dei lavoratori, si sia, non a parole, ma nei fatti, dimenticata.
E vediamo i possibili scenari: in un modo o nell’altro, sia che il Sindaco cambi atteggiamento, sia che per effetto di dinamiche ostruttive la procedura attivata dal Consiglio Comunale e dalla Giunta non possa giungere a compimento, il fallimento del CIT sarà inevitabile. Lo hanno ben presente i componenti dell’opposizione questo aspetto? Forse è quello che volevano unitamente al gruppo misto, i quali avranno finalmente la soddisfazione di essersi tolto un fastidio per dedicare le strutture comunali a compiti di ben altro spessore, piuttosto che occuparsi di quaranta individui piuttosto sconosciuti nei luoghi dove la vera politica cittadina viene esaltata?
Il nostro Sindaco, con poche parole, ha dato ieri la dimostrazione di avere ben chiari i ruoli della gestione amministrativa della Città e soprattutto di privilegiare, in quelle che si potrebbero definire piccole beghe di cortile, le scelte che caratterizzano l’agire per il bene comune dei cittadini, magari anche di quelli che, sempre per chiamare in causa la “sciura Maria”, sono poco considerati, perché esercitano una funzione che interessa a pochi. Ma a quella mamma che, in compagnia del proprio figlio, attende sotto un segnale di fermata dell’autobus, che passi il mezzo che porterà il bimbo a scuola, forse tutto quello che abbiamo detto non interesserà, ma avrà senz’altro un gran desiderio che il mezzo continui a passare, così da consentirle di recarsi al lavoro più tranquilla.
Non vorremmo tuttavia che si verifichi, tra i corsi e ricorsi della storia, quello che, secondo Tito Livio, sostenevano gli ambasciatori spagnoli davanti al Senato romano per chiedere aiuto contro gli attacchi di Annibale: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur